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Duomo di Modena - 1099


Nella cattedrale di Modena appare per la prima volta la figura dell’architetto, ovvero si da un nome a chi progetta la struttura, in questo caso l’architetto è il Lanfranco. Nasce un nuovo modo di costruire nel cui ambito si formano le varie maestranze.
La chiesa ha un impianto basilicale ( scomparsa del transetto) con terminazione absidale delle tre navate. È presente il sistema obbligato con rapporto 1:2.
La zona del presbiterio e del coro è sopraelevata rispetto al resto dell’edificio, per la presenza di una grande cripta.

Il finto matroneo: il matroneo viene mantenuto come immagine, ma non come elemento strutturale. Questo dispositivo viene inventato proprio in Italia in questo periodo, usando gli stessi elementi a disposizione. Il finto matroneo funziona come un contraffortamento interno dell’edificio che alleggerisce le murature.
La muratura esterna è completamente resistente, con poche aperture; viene trattata lungo tutto il suo perimetro con semi-colonnette coronate da una continua organizzazione di un loggiato (trifore inserite in bifore) innalzato alla stessa quota dell’interno.
Per la prima volta all’esterno viene utilizzata una proiezione degli elementi interni anche nel dettaglio.

Non vi è più alcuna differenza tra quel che accade dentro e quel che accade fuori: dalla facciata sono leggibili le tre navate interne, il fronte è organizzato su tre livelli ed è tutto in marmo.
Al primo livello troviamo i portoni compresi tra lesene; nel portale principale è presente una novità: viene anteposta una sorta di edicola sorretta da colonnette poggianti su leoni stilofori (protiro). Al secondo livello abbiamo la proiezione del finto matroneo interno, quindi una trifora inscritta in un arco cieco.
Al terzo livello incombe la presenza del rosone, aggiunto però in seguito quando le coperture lignee vennero distrutte e si decise di sostituirle con coperture in muratura, e c’era bisogno di maggior illuminazione.

Il campanile (un elemento tipico italiano) è anch’esso scandito da archetti pensili e archi ciechi. Dalla trifora dell’ultimo piano si scende fino ad una monofora, in modo da alleggerire le murature.
Sui muri esterni della chiesa non troviamo contrafforti, ma soltanto lesene.


Pianta del duomo di Modena

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