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Cappella Pazzi, Filippo Brunelleschi

Cappella pazzi
Tre pareti già costruite rappresentano il vincolo. il Brunelleschi realizza di nuovo una pianta centrale con un vano maggiore ed una cupola a tutto sesto.



pianta della Cappella Pazzi, Brunelleschi


sezione della cappella Pazzi, Brunelleschi

Sagrestia vecchia di san Lorenzo, Brunelleschi


Sagrestia di San Lorenzo
La pianta è vincolata dalla presenza del transetto della chiesa. Brunelleschi realizza una pianta centrale quadrata con un vano maggiore ed uno minore, che tripartisce la parete. Ogni spazio è coperto da cupole a tutto sesto. Inoltre c’è una grande cupola ad ombrello suddivisa in 12 spicchi (forte valenza simbolica) e sorretta da arconi finestrati.

pianta e sezione della Sagrestia di San Lorenzo, Brunelleschi


l'architettura di Brunelleschi e lo Spedale degli Innocenti

Le caratteristiche principali dell'architettura di Filippo Brunelleschi sono:

- Uso di materiali poveri, di operai non specializzati e cantieri più brevi rispetto al passato.
- I rapporti tra pianta e alzato sono proporzionali (uso dell’arco a tutto sesto)
- Uso dell’ordine architettonico (con elementi orizzontali e verticali).

Le sue innovazioni sono costituite dall’uso della sequenza colonna-trabeazione-arco a tutto sesto, che sono gli elementi indispensabili di una pratica architettonica che aveva come fine la creazione di strutture modulari, e la razionalizzazione geometrica delle piante e degli alzati.

Spedale degli Innocenti
L’edificio fu commissionato dai Setaioli, ed è costituito da un porticato con nove arcate modulari. La distanza tra le colonne costituisce il metro di misura dell’intero edificio, tutto è proporzionato. All’interno c’è un cortile quadrato con due edifici: la chiesa ed il dormitorio. La piazza antistante, Piazza Santissima Annunziata, era stata inizialmente progettata dal Brunelleschi come un foro romano.

pianta dello Spedale degli Innocenti, Brunelleschi - Firenze

spedale degli innocenti, pianta

Palazzo Vecchio, Firenze

Palazzo Vecchio fu costruito tra il 1298 ed il 1314. il Vasari afferma che il progetto si opera di Arnolfo di Cambio ma non ne siamo certi, anche se all’interno dell’edificio possiamo individuare diversi elementi riconducibili ad Arnolfo.

Le misure e la forma del palazzo sono in parte dovute a ragioni esterne e alquanto curiose. Esso sorse infatti accanto ad un’area dove un tempo c’erano le case degli Uberti, capi dei Ghibellini cacciati in esilio, e perciò considerata area maledetta dove non si doveva costruire il palazzo pubblico. Né ci si poteva estendere verso destra perché lì c’era l’antica chiesa di San Pietro in Scheraggio, poi successivamente distrutta. Per queste ragioni la pianta del palazzo non è perfettamente rettangolare.
Inoltre venne incorporata nel palazzo una torre preesistente, la Torre della Vacca, che fungendo da basamento per la nuova torre, ne determinò la posizione insusuale, spostata sia rispetto al centro che rispetto ad uno degli angoli.

Nonostante questo il palazzo Vecchio è totalmente equilibrato, poiché è stato progettato seguendo leggi armoniche e geometriche meno apparenti. La torre divide la linea del ballatoio (segno distintivo di Arnolfo di Cambio) in due segmenti collocati in sezione aurea.
La funzione di fortezza contribuisce alla squadratura dell’edificio, che appare quasi come un blocco geometrico in cui prevale la nuda massa muraria, perché il paramento si apre solo in finestre relativamente piccole e alte da terra. La forma è stereometrica ed è definita con esattezza dagli spigoli verticali e dal ballatoio sporgente.

Tutto è calcolato, anche l’impianto prospettico pensato in funzione dello spettatore che dal basso guarda il palazzo verso l’alto.
Lo sviluppo della torre è di misura superiore (54 metri) a quella della parte inferiore (42 metri) per far sì che a distanza risultino pressoché alla stessa altezza. Non solo: la parte visibile della torre è a pianta rettangolare per ricordare quella del palazzo ed oltre ad essere limitata alla sporgenza dell’edificio, è per più di metà occupata dal coronamento con la cella campanaria.
Per essendo molto alto (94 metri) l’edificio non appare però verticalista.

Vari aspetti giusitifcano l’attribuzione del progetto ad Arnolfo di Cambio:
- chiarezza
- volumetria
- definizione
- proporzionalità

pianta di Palazzo Vecchio, Firenze



Duomo di Santa Maria del Fiore, Firenze


Santa Reparata
Era una basilica a tre navate con terminazione absidata e transetto con cappelle. Accanto aveva il chiostro della canonica e si trovava adiacente alla cinta muraria.
Il nuovo progetto di ampliamento della basilica di santa Reparata, ad opera di Arnolfo di Cambio, parte nel 1294; ma presto viene ritenuto impossibile realizzare l’ampliamento, quindi si trasforma nel progetto di una nuova cattedrale; il progetto prevede di costruire il nuovo edficio mentre si demolisce progressivamente Santa Reparata.
Si parla di costruire una nuova cattedrale che fonda le le novità classiche con quelle internazionali del gotico: si combina un edificio a pianta longitudinale con uno a pianta centrale, il tutto abbinato ad un tricoro.
Le tavole dello studioso americano Cocker presentano i disegni di Arnolfo, ch saranno poi modificati con ampliamenti da parte del Talenti.

Il duomo pensato da Arnolfo
Nella planimetria Arnolfo di Cambio presenta un corpo longitudinale a tre navate, diviso in quattro campate. La campata della navata maggiore è pseudo-quadrata, quella delle navate secondarie è rettangolare, ricordando così i modelli cistercensi: muratura resistente, mancanza di contrafforti, innalzamento e avvicinamento dei piedritti.
Il tricoro si attesta su uno spazio ottagonale: ognuno dei bracci è organizzato a poligono e presentano cappelle radiali tronche.
È assente il deambulatorio perché sull’impianto del tricoro si attesta la cupola, inizialmente prevista priva di tamburo.
Invece di contraffortare la cupola con archi rampanti vengono usate volte costolonate. Arnolfo interpreta elementi internazionali trasformando le semi-volte in sistemi stabili.
L’affresco con la disputa tra Dominicanes e Francescani mostra il progetto della cupola di Arnolfo.


Nel 1308 il cantiere si ferma fino alla fine della peste nera; nel frattempo è cambiato il concetto di spazio: viene innalzato un tamburo di 18 metri e le cupole del tricoro non hanno più senso.
Dopo il 1350, passata la peste nera, il Talenti amplia il tricoro; i bracci del tricoro sono coperte da volte costolonate che arrivano fino alla base della cupola, corrispondente al colmo della navata principale
In sezione c’è una soluzione nuova per quanto riguarda la distribuzione dei livelli della parete divisoria. I piedritti sono compatti e semplificati, con capitelli fioriti molto grandi, esuberanza delle cornici; le modanature dei pilastri al di sopra dei capitelli disegnano l’ampiezza delle campate.
All’esterno Arnolfo impianta i pilastri fino all’innesto con il tricoro. Possiamo notare un grande basamento in marmo policromo: fa capira la grande capacità di utilizzare la cultura tradizionale reinterpretandola. L’uso del marmo rosso non è casuale ma rimanda all’antica Roma, dove aveva grande valore.
Delle lesene seguono dei moduli corrispondenti alla campate interne. Ogni finestra è coronata da cuspidi; le coperture hanno un trattamento particolare: un coronamento a timpani decorati con riccioli.
Ogni elemento esterno rimanda ai moduli dei corrispondenti segmenti interni. Arnolfo vuole stabilire un rapporto mediato tra esterno ed interno, e tratta ogni modulo come un elemento autonomo e distinto. Questa peculiarità lo accomuna al Brunelleschi.
L’intenro è accentuato dal diverso trattamento delle coperture. La cupola parte dalla quota della navata principale, trovando nelle semi-cupole un potente sistema di contraffortamento. I muri vengono irrobustiti con lesene e finestre monofore.
Facciata: nel progetto originario era prevista a tre spioventi, con tre portali fiancheggiati da torricine e coronati da edicole, con una specie di loggia.

pianta del duomo di Santa Maria del Fiore a Firenze

Arnolfo di Cambio a Firenze

Arnolfo di Cambio nasce a Colle Val d’Elsa nel 1245 e muore a Firenze nel 1302. ebbe una duplice formazione culturale: si formò come scultore alla bottega dei Pisano, che si rifacevano ai modelli classici, e successivamente si dedicò all’architettura.
La prima affermazione di Arnolfo è legata alla Fontana Maggiore di Perugia (1277). Fondamentale è però per lui la cultura del gotico francese: infatti lo troviamo ala corte angioina a Napoli. Quindi ha una doppia formazione: la prima legata al classicismo, la seconda internazionale, legata al gotico fiorito.

Quando Firenze decide di promuovere il nuovo assetto urbano si costruisce il mito di una "figlia di Roma” affidando ad Arnolfo di Cambio tutti i principali cantieri, perché la città deve essere la più aggiornata a livello dei mercati internazionali.
Nella prima cerchia muraria troviamo i più grandi cantieri, intorno ai quali si centrava il piccolo centro urbano di Firenze. Ci sono mura provvisorie e l’unico collegamento tra le rive è costituito dal Ponte Vecchio.
Ricordiamo in posizione marginale il teatro, l’anfitearo, il battistero e Santa Reparata.

Il riassetto urbano proposto dalla Signoria e dall’Arte della Lana segue questi punti principali:
ampliamento della cinta muraria – la terza cerchia delle mura in pietra triplica la superficie della città, talmente ampia da contenere dei vuoti interni. La città arriva ad avere quattro ponti sull’Arno e le mura vengono innalzate nel 1286.
Uno dei primi cantieri è l’ampliamento di santa Reparata, Santa Croce, Santa Trinità e del Palazzo dei Signori, ed infine il restauro del Battistero: si interviene sugli speroni che divengono a strisce bianche e verdi invece che in arenaria, e vengono rimossi i sarcofagi.
Con l’ampliamento della città Santa Reparata viene a trovarsi in posizione baricentrica, modificando il proprio ruolo urbano.

Santa Croce, Firenze

La costruzione di Santa Croce a Firenze comincia intorno al 1294. questa chiesa, ancor più di Santa Maria Novella, realizza l’ideale di razionalità fiorentino.
Si rinuncia alla complessità delle volte a crociera; l'altezza è bilanciata dalla larghezza; lo slancio verticale delle lesene sovrastanti i pilastri è frenato dall’orizzontalità del ballatoio e delle travi trasversali.

Il ballatoio non è tanto una linea tangente il vertice degli archi, quanto una cornice fortemente sporgente che circonda l’intero corpo seguendone ed esaltandone le forme.
Nelle 5 cappelle ci sono le uniche coperture a volte costolonate.
Novità: i piedritti non sono più a fascio o nervati, ma diventano pilastri poligonali.

Il progetto iniziale è attribuito ad Arnolfo di Cambio: egli con le coperture risolve il problema dell’equivalenza degli spazi, utilizzando una copertura piana.
La navata centrale è coperta con incavallature lignee, così come le secondarie, però in queste il doppio spiovente è ortogonale a quello della navata principale.


pianta di Santa Croce, Firenze


Santa Maria Novella, Firenze

Santa Maria Novella fu costruita dai frati Domenicani tra il 1246 ed il 1360. i Domenicani si occupavano dell’istruzione, rivolgendosi in particolare ai ceti più egemoni.

L’edificio realizza un propria idea originale distaccandosi da ogni modello precedente.
La chiesa ha volte a crociera con archi acuti, pilastri polistili e una notevole profondità spaziale grazie all’uso della prospettiva. Ovvero, diminuendo progressivamente l’intercolumno (da 15 fino a 11.5 metri) man mano che ci si avvicina al coro si ottiene un effetto prospettico che amplifica la percezione della profondità dell’aula della chiesa.

Il coro, con la grande trifora luminosa, diventa il polo di attrazione dell’intero asse visivo.
L’organizzazione è quella secondo il modello tedesco della Hallenkirche, che propone una muratura resistente con contraffortamento.
Nella parte tergale c’è un’unica grande apertura, quella della trifora, contrafforti laterali coronati da guglie e la grande apertura del rosone.
Il materiale utilizzato è la pietra forte, tipica dell’area fiorentina.
Gli ordini mendicanti usano spesso i materiali del luogo (ad esempio a Siena viene utilizzato il laterizio).

La splendida facciata è stata realizzata nel 1400 da Leon Battista Alberti.
Il campanile è un’aggiunta dell’800 in stile neomedievale.

planimetria di Santa Maria Novella

Basilica di Santa Chiara, Assisi


Santa Chiara è la chiesa gemella della basilica di San Francesco di Assisi.
È a navata unica con transetto in testa, e sono utilizzati dei sistemi di contraffortamento legati ancora una volta alle difficoltà topografiche del luogo.
La facciata è a doppio spiovente, ha porte ad arco ogivale teso e ribassato. Da terra partono archi rampanti: sono elementi di stabilità per la struttura, ma anche elementi di sostegno contro il dissesto del terreno.

Le coperture, anche nel transetto, sono state innalzate artificiosamente.
Materiali: uso di bicromia di calcare bianco e calcare rosa.
La soluzione del portale d’ingresso ricorda modelli romanici.
Il campanile nel periodo francescano viene molto spesso eliminato, ma qui è presente e ricorda i campanili romanici, con marcapiano e archetti pensili (soluzioni lombarde).

All’interno nella zona del coro si aprono delle grandi monofore. Non c’è alcuna decorazione pittorica, che compare soltanto nella zona del coro, perché questa chiesa non era destinata al pubblico ma solo agli ecclesiastici.

Basilica di san Francesco, Assisi


1228-1253
La Basilica di San Francesco ad Assisi nasce in posizione marginale, a causa del minor costo dei terreni, in condizioni topografiche disagevoli.
Viene inizialmente costruito un robusto piano basamentale: l’impianto duecentesco poggia su una basilica inferiore che funge da fondazione.

Si privilegia l’aula unica con croce commissa, organizzazione in quattro campate con copertura a crociere. Contrafforti semi-cilindrici segnalano all’esterno la partizione interna delle campate (sono bassi archi rampanti).
All’interno fasci di semi-colonne salendo si trasformano nelle volte. Le pareti sono molto consistenti e sono decorate con un ciclo di affreschi di Giotto inserito all’interno di una loggia disegnata.

Sotto la basilica c’è la grande chiesa sotterranea.
L’uso miscelato di archi rampanti, archi ogivali e contrafforti permette di risolvere i problemi di staticità dell’edificio.

Affreschi
Fuori dall’Italia si liberano le pareti raccontando cicli di storie su grandi vetrate. I franscani invece usano le vetrate per fini didattici, e perché così la luce è ampiamente diffusa, serena, resa calda dalle vetrate colorate, e serve per illuminare gli affreschi, cosa prevista degli architetti.
Quello di Assisi è uno dei primi e più belli cicli pittorici ad affresco, che divennero presto un nuovo linguaggio dell’architettura.
Gli affreschi sono la risposta figurativa alla muratura massiccia e resistente.

pianta della basilica di San Frascesco ad Assisi





I frati francescani e l’architettura degli ordini mendicanti

Gli ordini mendicanti danno un grandissimo contributo allo sviluppo delle città italiane nel basso medioevo.
I francescani si dispongono fuori dalle mura cittadine, in una posizione strategica per favorire l’assistenza e la solidarietà, e quindi in prossimità di strade e porte. Intorno al convento per questa ragione spunteranno successivamente dei borghi.
Intorno alle mura e vicino agli assi viari sorgerà una grande piazza che verso la fine del 1200 e gli inizi del 1300 accomunerà tutte le città italiane. Gli ordini mendicanti in questo periodo saranno incorporati all’interno delle mura.


Nella città medievale le piazze erano legate al Duomo ed al palazzo pubblico, mentre adesso la piazza, il convento, la chiesa, diventano il nocciolo del nuovo assetto urbano.


L’architettura francescana deve essere semplice, assicurando uno spazio omogeneo, perché l’elemento guida è la predicazione: si aboliscono quasi le curvature preferendo le coperture piane.
I francescani si rivolgono ai ceti minori (nel caso di Firenze a tutti i gruppi appartenenti all’arte della lana).

I domenicani invece assolvono al compito dell’istruzione e si rivolgono ai ceti più alti.

il gotico in Italia e il modello della Hallenkirche

Il modello del gotico francese prevede campate molto strette e acute, questa soluzione necessita la presenza di un arco rampante.
In Italia invece viene seguito il modello tedesco dell’Hallenkirche (ovvero spazio a sala), con le campate della navata centrale praticamente quadrate, e quelle delle navate laterali strette e lunghe.

In questo modo il dislivello tra le navate laterali e quella centrale è quasi nullo, poiché la navata principale avrà un arco poco acuto, mentre quelle laterali avranno archi molto più acuti.
L’altezza delle chiese che seguono il modello della Hallenkirche in genere è minore rispetto all’altezza delle cattedrali francesi.
Sono aboliti archi rampanti e contrafforti, le chiese italiane e tedesche necessitano soltanto di murature resistenti.

Gli edifici, sebbene meno scenografici (senza guglie, pinnacoli, archi rampanti, edicole, ecc.) sono comunque assai ben progettati.
Questo modello può funzionare solo con una muratura perimetrale continua e senza finestre. Da questa situazione si sviluppa in Italia il culto degli affreschi, che si sostituiscono alle vetrate sulle pareti.

Un’altra componente fondamentale per l’architettura gotica italiana è l’influsso del pensiero di San Bernardo di Clairvaux, appartenente all’ordine benedettino cistercense, che, insieme a queli del francescano S.Bonaventura e del domenicano Tommaso d’Acquino, filtrano gli ideali gotici francesi mutandoli completamente, e cercando un’architettura con equilibrati rapporti dimensionali e che dia un senso di tranquillità (al contrario delle cattedrali francesi).
In Italia si era inoltre verificato il sorgere dei comuni, e questo ha portato ad una serie di differenze dal resto d’Europa.

Le committenze sono quasi sempre le abbazie benedettino-cistercensi, le chiese degli ordini mendicanti (francescani e domenicani) e le cattedrali comunali.

Duomo di Santo Stefano (Stephansdom), Vienna

1304
Con il duomo di Santo Stefano di Vienna si raggiunge il punto estremo del modello a sala (Hallenkirche), cioè senza alcun dislivello tra la navata principale e quelle laterali. Lo spazio che si crea possiede nuove gerarchie ed una correttezza formale assoluta.
La partizione interna in tre navate è nascosta completamente dalla copertura molto acuta, che crea addirittura un piano fasullo.

Il cantiere si sviluppa in tempi diversi.
Gli archi rampanti, seppur presenti, sono nascosti dalle murature.
La copertura è stata restaurata usando ceramica colorata, un’eredità islamica dovuta al fatto che Vienna subì un assedio da parte dei Turchi.

Le torri originariamente dovevano essere sette, invece ne è stata costruita soltanto una, gradinata, che si assottiglia verso la terminazione.

La splendida scala del pulpito è stata realizzata da un unico blocco di pietra.
Rispetto al graficismo francese vengono inserite grandi edicole scultoree con scene a tutto tondo.

L’architetto di Santo Stefano, Parlet, lavora in numerosi cantieri in tutta Europa, tra cui anche San Vito a Praga.


pianta del duomo di Santo Stefano, Vienna

Cattedrale di Colonia


Il processo di affermazione del gotico nei paesi germanici fu molto lento e contrastato da vari fattori a seconda delle regioni.
Dopo il primo quarto del XIII secolo le nuove idee, accettate con entusiasmo, danno luogo a creazioni notevoli e contributi originali.

Cattedrale di Colonia

1248-1304 architetto: Mastro Gerhard

La cattedrale di Colonia ha dimensioni straordinarie, in cui sono evidenti le tematiche costruttive francesi: l’inventiva è scarsa ed il modello di riferimento è quello di Amiens, ma con archi ogivali ancora più acuti.
La pianta ha una serie di 5-9-5 navate che arrivano fino al deambulatorio dove le due navate più esterne si trasformano in cappelle radiali.
Ci sono tre livelli: piedritti (da cui partono colonnette che arrivano alla volta senza interruzioni), triforio e claristorio.
Le murature sono molto libere grazie ai contrafforti a lama caricati con guglie e statue, da cui partono ben tre ordini di archi rampanti molto inclinati.
Sia nella facciata principale che nei transetti ci sono tre portali cuspidati ricchi di decorazioni ad intaglio e a traforo.
Le torri gradonate terminano in enormi cuspidi traforate; una delle due facciate è stata realizzata nell’800 grazie ai disegni originali che eccezionalmente si sono conservati.

pianta della cattedrale di Colonia

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