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Duomo di Santa Maria del Fiore, Firenze


Santa Reparata
Era una basilica a tre navate con terminazione absidata e transetto con cappelle. Accanto aveva il chiostro della canonica e si trovava adiacente alla cinta muraria.
Il nuovo progetto di ampliamento della basilica di santa Reparata, ad opera di Arnolfo di Cambio, parte nel 1294; ma presto viene ritenuto impossibile realizzare l’ampliamento, quindi si trasforma nel progetto di una nuova cattedrale; il progetto prevede di costruire il nuovo edficio mentre si demolisce progressivamente Santa Reparata.
Si parla di costruire una nuova cattedrale che fonda le le novità classiche con quelle internazionali del gotico: si combina un edificio a pianta longitudinale con uno a pianta centrale, il tutto abbinato ad un tricoro.
Le tavole dello studioso americano Cocker presentano i disegni di Arnolfo, ch saranno poi modificati con ampliamenti da parte del Talenti.

Il duomo pensato da Arnolfo
Nella planimetria Arnolfo di Cambio presenta un corpo longitudinale a tre navate, diviso in quattro campate. La campata della navata maggiore è pseudo-quadrata, quella delle navate secondarie è rettangolare, ricordando così i modelli cistercensi: muratura resistente, mancanza di contrafforti, innalzamento e avvicinamento dei piedritti.
Il tricoro si attesta su uno spazio ottagonale: ognuno dei bracci è organizzato a poligono e presentano cappelle radiali tronche.
È assente il deambulatorio perché sull’impianto del tricoro si attesta la cupola, inizialmente prevista priva di tamburo.
Invece di contraffortare la cupola con archi rampanti vengono usate volte costolonate. Arnolfo interpreta elementi internazionali trasformando le semi-volte in sistemi stabili.
L’affresco con la disputa tra Dominicanes e Francescani mostra il progetto della cupola di Arnolfo.


Nel 1308 il cantiere si ferma fino alla fine della peste nera; nel frattempo è cambiato il concetto di spazio: viene innalzato un tamburo di 18 metri e le cupole del tricoro non hanno più senso.
Dopo il 1350, passata la peste nera, il Talenti amplia il tricoro; i bracci del tricoro sono coperte da volte costolonate che arrivano fino alla base della cupola, corrispondente al colmo della navata principale
In sezione c’è una soluzione nuova per quanto riguarda la distribuzione dei livelli della parete divisoria. I piedritti sono compatti e semplificati, con capitelli fioriti molto grandi, esuberanza delle cornici; le modanature dei pilastri al di sopra dei capitelli disegnano l’ampiezza delle campate.
All’esterno Arnolfo impianta i pilastri fino all’innesto con il tricoro. Possiamo notare un grande basamento in marmo policromo: fa capira la grande capacità di utilizzare la cultura tradizionale reinterpretandola. L’uso del marmo rosso non è casuale ma rimanda all’antica Roma, dove aveva grande valore.
Delle lesene seguono dei moduli corrispondenti alla campate interne. Ogni finestra è coronata da cuspidi; le coperture hanno un trattamento particolare: un coronamento a timpani decorati con riccioli.
Ogni elemento esterno rimanda ai moduli dei corrispondenti segmenti interni. Arnolfo vuole stabilire un rapporto mediato tra esterno ed interno, e tratta ogni modulo come un elemento autonomo e distinto. Questa peculiarità lo accomuna al Brunelleschi.
L’intenro è accentuato dal diverso trattamento delle coperture. La cupola parte dalla quota della navata principale, trovando nelle semi-cupole un potente sistema di contraffortamento. I muri vengono irrobustiti con lesene e finestre monofore.
Facciata: nel progetto originario era prevista a tre spioventi, con tre portali fiancheggiati da torricine e coronati da edicole, con una specie di loggia.

pianta del duomo di Santa Maria del Fiore a Firenze

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